Chef

Gaggan Anand: “Non serve studiare ad Oxford per eccellere: a 6 anni già cucinavo”

di:
Alessandra Meldolesi
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copertina gaggan anand

. Il grande chef indiano Gaggan Anand parla della sua battaglia di padre, che muove anche le scelte professionali.

La storia

Il suo prossimo libro? Si chiama FUCK, For Unlawful Curry Knowledge. Eppure, dietro il ghigno del provocatore, Gaggan Anand nasconde un’anima in pena. “La mia ex non mi consente di vedere mia figlia, l’ultima volta è stato undici mesi fa per una crisi epilettica. Secondo la legge thai, solo un genitore può avere la custodia dei figli, quindi sono in guerra, l’ho anche denunciata per diffamazione. Sto aprendo ristoranti fuori dalla Tailandia per creare un’indipendenza economica per mia figlia. Tutto ciò che ho creato, è sotto il suo nome. Ma dal momento che la mia ex ha la custodia, persino il ristorante di Bangkok è sotto il suo controllo.


In 5 o 6 anni ho avuto il successo che normalmente si ottiene in mezzo secolo, ma non posso vivere con mia figlia ed è il più grande dolore della mia vita. Credo nella vita e nell’amore e per questo mi batto. Lo stress e il dolore diventano arte, la cucina e la musica lo alleviano. Potrei chiudermi in casa, drogarmi, uccidermi; oppure vivere felicemente, sublimando il dolore nell’arte. Ed è quello che faccio”.


Tutto è folle in me. Io sono pazzo. Amo rischiare, non seguo nessun consiglio finanziario o di altra natura. Faccio da solo e talvolta fallisco, ma il fallimento è il più grande insegnamento della vita. Il fallimento inizia dal successo e viceversa. Non ho mai fumato né assunto droghe, né fatto niente di illecito, ma sono nato per essere cattivo. Già da ragazzo ero pazzo; senza sapere se fosse velenoso o no, potevo mettere un serpente nella buchetta dei miei amici. Poi sono diventato un hippy e ho imparato a sopravvivere con la valigia. Oggi sono un cittadino globale perché posso vivere in tre città al mese e comportarmi come se fossi del posto. La mia casa ovviamente è Bangkok, perché c’è mia figlia Tara, il mio tutto, ma Singapore è la mia nuova patria. Quindi vivo 15 giorni a Bangkok e altri 15 a Singapore. Sto imparando a conoscere la cultura di Singapore, che è stabile, controllata e non è pronta per i pazzi come me”.

Yogurt explosion



Mia madre dice che a sei anni già preparavo il masala chai e i noodles istantanei. Oggi ci sono bambini di tre anni che danno una mano, sono avvantaggiati rispetto a quarant’anni fa, quando non c’erano utensili per loro. Ma io non ero accettato per quello che ero laddove sono cresciuto, in basso. Così mi sono ribellato. Nella vita giudichiamo sempre in base all’aspetto o ai vestiti. La società è così falsa e superficiale, che io volevo esprimere il mio vaffa. Quindi la gente veniva nel mio ristorante per ostentare, con borse e orologi costosi, e io le facevo leccare il piatto. Le ricordavo i piaceri fondamentali della vita. Lo abbiamo fatto ovunque, dal Giappone al Cile, dall’America all’Australia, così abbiamo capito quanto ogni cultura fosse esibizionista o repressiva. In Corea, per esempio, avevano problemi”.

@Vincenzo Floramo



Voglio che anche mia figlia sia ribelle. Oggi ci facciamo tanti problemi con l’educazione, ma io non mi sono formato così. Sono uscito da una scuola da quattro soldi e sono arrivato fin qui. Penso che l’educazione riguardi quello che sei come persona e la tua etica nella vita. Prendiamo Elon Musk, che voleva andare nello spazio: finché non hai successo, ti danno del pazzo, poi diventi un genio. Questa è la vera educazione. Non voglio che mia figlia sia un genio, ma che abbia successo nell’essere una persona indipendente. Puoi laurearti a Oxford, ma se non sai cucinare, non sarai mai una persona indipendente”.


A casa mia non avevamo fame, ma non sapevamo cosa avremmo mangiato il giorno dopo, a volte bene, a volte male. Questo ha fatto di me quello che sono. Ma nel mondo ci sono tante altre persone che soffrono, le ho viste nel mio ristorante: gente che ha avuto problemi personali e non si parla, oppure sta china sul cellulare. Per questo ho creato piatti interattivi che facessero parlare. Posate il telefono, fate una foto e ricominciate a mangiare!”

Fonte: sassymamasg.com

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Foto: @Gaggan Anand Restaurants

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