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Francia: arrestate 20 persone che vendevano Bordeaux falsi a prezzi stellari

di:
Massimiliano Bianconcini
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copertina gang del bordeaux

La notizia

“Non è buono ciò che è buono, ma è buono ciò che piace”. Questa, diciamo, è la variante del più famoso detto latino “De Gustibus non disputandum est”. Ossia il gusto è un fatto personale. E di certo l’ultima parola, nelle questioni gastronomiche, è data dal piacere che una certa bevanda o un certo piatto inducono al momento dell’assaggio. Assodato questo, è altrettanto certo che decenni di marketing e di pubblicità hanno dato maggior rilievo al marchio, in grado di creare intorno ad un prodotto, magari alla pari di tanti altri articoli convenzionali o generici, quell’allure dal valore immateriale, quantificabile in moneta sonante.



Il vino non è esente da questa legge generale, tanto più se parliamo di vini della regione del Medoc, da cui nascono splendidi e famosi Bordeaux, venduti sul mercato a prezzi forse alle volte eccessivi, solo perché nel tempo il marketing ha saputo costruire intorno al prodotto un racconto affascinante e intrigante, degno di essere apprezzato nel senso letterale del termine: ovvero pagato a più caro prezzo. La storia che sto per raccontare, una storia di cronaca nera per fortuna senza morti ammazzati, ma solo di ignari acquirenti truffati, può far riflettere su cosa effettivamente acquistiamo quando ci lasciamo sedurre e tentare appunto dall’allure che circonda un prodotto. Insomma, quando compriamo un vino costoso è la reale qualità del prodotto che stiamo ottenendo, o forse stiamo solo pagando per il nome sull'etichetta? Una domanda a cui nessuno dei tanti consumatori truffati da un giro di falsi produttori francesi si era posta.


Le etichette sui vini venduti dicevano Bordeaux, ma i liquidi all'interno provenivano da altre parti. Le autorità transalpine, infatti, lo scorso lunedì hanno arrestato circa 20 persone, provenienti da diverse zone della Francia, con l’accusa di produrre centinaia di migliaia di bottiglie di falso Bordeaux. Tre dei principali colpevoli, tra cui il principale sospettato, un enologo e broker della regione del Medoc, sono stati accusati di frode organizzata, contraffazione e riciclaggio di denaro. Secondo quanto riferito, la polizia stava conducendo un'indagine sullo spaccio di droga nella zona, quando ha scoperto macchine per la stampa con etichette di vini molto sospette.


Questo ha portato ad un'investigazione più ampia, durata circa otto mesi, che ha condotto a quella che i pubblici ministeri francesi hanno definito «una frode su larga scala, organizzata dal proprietario di un vigneto nel Medoc». Secondo le autorità locali, il vino veniva acquistato in altre parti d'Europa, incluse alcune zone agricole della Spagna e della Francia, e imbottigliato di nascosto con note etichette della regione del Bordeaux. Per sviare i sospetti, la banda mirava a realizzare vini di fascia media meno costosi e in grado di evitare controlli approfonditi da parte delle istituzioni preposte ai controlli di qualità e di conformità. La procura di Bordeaux ha precisato che le bottiglie illecite si erano già assicurate «commesse importanti, destinate ai supermercati e all'estero, grazie ad una rete di distributori ufficiali e non, composta da aziende, pensionati e lavoratori autonomi». Durante le perquisizioni sarebbero stati sequestrati grandi volumi di vino, oltre a veicoli e altre attrezzature per l’imballaggio e lo stoccaggio.


«I clienti pensavano di acquistare sul mercato bottiglie di vino Bordeaux di etichette conosciute e affidabili a prezzi sottocosto (ma comunque remunerativi per la banda), quando in realtà stavano prendendo vini di fascia bassissima, provenienti da zone lontane e che nulla avevano a che fare con il Medoc», ha affermato il pubblico ministero Frédérique Porterie. Del caso è stato investito anche l'ente che rappresenta l'industria vinicola di Bordeaux, tra l’altro uno degli organismi preposti alla tutela del nome - ma forse anche del prodotto venduto - che si è affrettato a condannare la frode, dicendo: «Se le accuse verranno provate, speriamo che i colpevoli siano pesantemente puniti, perché queste pratiche minano l'immagine dei vini di Bordeaux e di coloro che lavorano correttamente e rispettano le regole». Ora sarebbe interessante capire se, nonostante la truffa, le false bottiglie di Bordeaux siano state o meno all’altezza delle aspettative dei consumatori. In caso affermativo, il prezzo pagato potrebbe anche essere considerato giusto. E chissà che la cosa non possa essere fatta valere come attenuante generica in fase di dibattimento.


Fonte: Food & Wine

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