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Cantina Urbana®, l’unica vera “cantina in città” a Milano

di:
Elisa Erriu
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Copertina cantina urbana

Cantina Urbana

Avventurosi, energici, liberi. Anche dai disciplinari: chi lavora in Cantina Urbana® dev’essere così, curioso e appassionato, perché uno tra i dogmi del primo progetto di urban winery italiana è quello di creare vini per tutti, senza pensare “all’etichetta”.



Nata nel 2018 in via Ascanio Sforza 87, in zona Naviglio Pavese, dall’intraprendenza di Michele Rimpici, l’obiettivo è di realizzare per i milanesi la prima realtà vinicola italiana aperta in un contesto metropolitano ed è l’unica cantina del Comune di Milano. «Non è che i milanesi senza di noi non bevessero: il prodotto, il vino, non è innovativo, ma è innovativo l’approccio che abbiamo introdotto, senza troppi legami con le etichette e senza vigne», spiega Michele Rimpici, pioniere ideatore della Cantina.

Michele Rimpici


«Milano è una piazza che non può vantare la stessa cultura storica o i terreni dei nostri grandi vicini, del Franciacorta, dell’Oltrepò, delle Langhe. Eppure, pur essendo Milano spoglia di una propria produzione, è la piazza con i più alti consumi di vino in Italia. Con l’aiuto dei miei vigneron “amici” sparsi lungo tutto lo stivale, ho deciso di lanciare Cantina Urbana®, per creare vini freschi e contemporanei. Come, se a Milano non abbiamo le vigne? Semplice, realizzando una winery con uve selezionate e provenienti da tutta la penisola».



«Selezioniamo le materie prime, i vitigni e le uve, con coloro con i quali condivido valori, attenzione al territorio e a una produzione sostenibile», continua Michele. «Prendiamo soltanto le uve migliori della zona di provenienza: per l’Oltrepò pavese prendiamo i prodotti al massimo della qualità dei trasporti, per un vino veneto prendiamo la Corvina e la Garganega e tassativamente la raccogliamo nella zona del veronese, andiamo in alta Langa per il nebbiolo e abbiamo anche un’interessante collaborazione per il nostro vino proveniente dal territorio dell’Etna, a cui sono molto legato. Questa rete, che unisce tutta l’Italia, ha come comune denominatore Milano: le nostre Rivendite dislocate nei quartieri sono simbolo della città e dei nostri wine lovers.



Miriamo a coinvolgere gli abitanti del quartiere, grazie a eventi, aperitivi e serate a tema, anche con riserve dedicate per ogni zona di Milano: ogni nostro punto vendita ha una riserva con barrique in legno di castagno e produce etichette specifiche per quel negozio. Non possiamo avere una DOP con i vitigni, ma avremo la nostra identità con il nostro linguaggio».



Il vino locale che diventa, dunque, un’occasione per condividere, per creare una nuova identità, per incontrarsi, partendo prima dalla sua concezione rispetto al suo vitigno: per continuare a promuovere questo modo vivace e innovativo, Cantina Urbana® ha iniziato a espandersi, con un progetto che affonda le sue radici nel tessuto cittadino e che, facendosi guidare dallo spirito del singolo quartiere, vuole essere un punto di ritrovo locale e accessibile a tutti. Sono nati così due punti vendita che hanno visto la luce nei primi mesi del 2022: il primo, Rivendita Porta Romana, nel vivace quartiere “vecchia” Milano, tanto amato da cantautori e artisti e rinomato per la sua proposta gastronomica; mentre il 14 aprile è stata la volta della Rivendita De Angeli, in via Ravizza 21, altra storica zona milanese, residenziale ma sempre più meta d’interesse per gli appassionati enogastronomici

«Nella nostra urban winery abbiamo la produzione, ma facciamo anche mescita, abbinamenti e wine-experiences uniche», racconta Michele. «Abbiamo le visite in cantina, sarà possibile degustare il vino direttamente dalla barrique in cui viene affinato e, con la “Make your wine” experience, si può realizzare il proprio vino personalizzandone l’etichetta, seguiti dai professionisti di Cantina Urbana®.



I due nuovi punti vendita, invece, mirano ad affermarsi come un luogo di incontro e condivisione dove il vino è il protagonista. Non seguiamo le DOP e neppure le mode, il mio obiettivo è fare vini “democratici”, inclusivi, artigianali e accessibili. Non abbiamo un marketing territoriale, seguiamo soltanto il nostro stile: se un anno non ci piace un vino, compriamo altre uve, non abbiamo problemi di meteo o altre criticità legate ai vitigni».


«Quest’anno, per esempio, stiamo provando una vendemmia con un verdicchio eccezionale delle Marche e abbiamo lanciato il nostro primo “Orange”, Ringhio Orange, con un 100% Riesling dell'Oltrepò pavese: le uve sono state pigiate e lasciate a macerare sulle proprie bucce in anfora di terracotta per 12 mesi. Abbiamo usato lieviti indigeni per rimanere più naturali possibile e abbiamo usato pochissima solforosa, perché essendo venduti in loco, non c’è bisogno di metterne troppa. Proviamo un po’ tutto, il nostro metodo ancestrale Malvasia dei colli piacentini, la Garganega sull’acciaio… Ci piace pensare che i nostri ingredienti siano l’energia e l'ingegno dell’uomo, gli unici strumenti per trasformare una bevanda antica in un’esperienza sempre contemporanea».


Foto per gentile concessione di Cantina Urbana

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