Vini, Birre e Drink Wine Reporter

I migliori vini d’Italia scelti da Luca Gardini. Quattordicesimo numero

di:
Luca Gardini
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copertina wine reporter 14

I 10 vini della settimana di Luca Gardini

I migliori vini d'Italia secondo Luca Gardini

ROSSI


1. Casa Vinicola Errico – Tenute Villa dei Pini

Puglia IGP Nero di Troia Primo Giuseppe 2017


Cerignola, provincia di Foggia, una realtà giovane e dinamica, condotta con grande competenza da Vincenzo, l’ultima generazione, che fa tesoro delle esperienze del nonno, anche lui di nome Vincenzo, commerciante di uve. Una bella e completa linea di vini che originano da vigneti nella zona del Tavoliere delle Puglie, lavorazioni di nitidezza e pulizia, affinamenti in inox, poi passaggi in rovere americano, come questo Nero di Troia in purezza, dedicato a papà Giuseppe. Marmellata di mirtilli al naso, con note di noce moscata e sferzate balsamiche, beva densa e succosa, con ritorno fruttato e finale di persistenza.

2. Bruna Grimaldi

Barolo DOCG Badarina 2018


Una famiglia storicamente legata alle Langhe, nella fattispecie tra Grinzane Cavour e Serralunga, prima nonno Giovanni, poi Bruna e il marito Franco, ora i figli Simone e Martina, tutti ugualmente determinati a perpetuare le gesta di questo glorioso fazzoletto di terra. Questo Barolo 2018, dalla MGA Badarina, riflette la storia e la grandissima dedizione della passione familiare. Cresce su terreni caratterizzati dalla Formazione di Lequio, marne bianche con bella presenza di argilla e arenaria, un vino di eccellente complessità. Ribes rosso al naso, tocchi di menta bergamotto, finale balsamico. Palato teso e croccante, con tannini salati. Bella persistenza.

3. Podere Forte

Rocca d’Orcia DOC Villaggio 2019


Un bellissimo profilo di sostenibilità alla base della storia di questa cantina guidata da Pasquale Forte, imprenditore di successo, da qualche anno cuore e mente del progetto Podere Forte, un paradiso a tinte biodinamiche nel centro della Val d’Orcia, responsabile di alcune tra le esperienze enoiche più emozionanti a base Sangiovese degli ultimi anni. Vini certificati bio, che nascono in un ecosistema unico, di sostenibilità e a ciclo chiuso, con assenza di uso di chimica, produzione interna del compost e flora di grandissima varietà, che convive produttivamente con altrettanto numerose specie animali. Questo, un Sangiovese in purezza che racconta impagabilmente la splendida Valle dove origina. Naso di lampone, ribes, tocchi di maggiorana, poi olive taggiasche, beva sapida, con tannini salmastri.

BIANCHI


4. Cavazza

Gambellara Classico DOC Bocara 2021


Una realtà che si avvia verso i 100 anni di attività e le 4 generazioni in quel di Selva di Montebello Vicentino, areale di vocazione inestimabile, cuore del Gambellara DOC. è lì che il capostipite Giovanni poggia le fondamenta di un’esperienza vitivinicola emozionante, che dura tuttora. Un’azienda sostenibile con protocolli certificati, con una linea di etichette molto completa, costruita intorno ai pilastri del Garganega e del Tai rosso, con molte e riuscite variazioni sul tema. Sempre fascinoso questo Gambellara da uno degli areali fondamentali del Classico. Naso molto floreale, note di gelsomino, poi albicocca matura e sambuco. Bocca croccante e succosa, salmastro-sapida, con ritorno fruttato-floreale.

5. Querciabella

Toscana IGT Batar 2019


Un’idea pionieristica, quella di Giuseppe Castiglioni, che nel 1974 decide di acquistare la suggestiva ma fatiscente Vigna della Querciabella, a Greve, l’idea di trasformarla in una vineria ‘de garage’ e fare il vino per gli amici. Da quel primo, verosimilmente illusorio esordio, Querciabella si è trasformata in una delle etichette più affidabili in zona Chianti Classico e non solo, sempre con l’occhio alla sostenibilità in vigna, fin dai primordi. Sono infatti svariati gli esperimenti di successo in ambito ‘tagli internazionali’, come del resto è questo bianco Batar, Chardonnay e Pinot Bianco 50-50, 9 mesi in barrique, note di melone e pepe bianco, poi litchi, con beva croccante, iodata, di lunghissima persistenza.

BOLLICINE


6. Cà Rovere

V.S.Q. Metodo Classico Brut Millesimato 2015


Colli Berici, un territorio di grandissimo fascino, antichissimamente (circa 10 milioni di anni fa) sommerso dal mare. Ora, tra le colline calcaree di Alonte, provincia di Vicenza, la famiglia Biasin, arrivata alla terza generazione, perpetua le proprie tradizioni vitivinicole nei 30 ettari di proprietà. Metodi Classici di grande finezza, a base di uve bianche, come Garganega e Chardonnay, ma figli di 20 anni di esperimenti e perfezionamenti, con la peculiarità tecnica della spremitura a grappolo intero. Molto peculiare questo blend 70/30 Chardonnay/Garganega, pompelmo giallo, timo cedrino, tocchi di frutta secca tostata e belle sfumature di bergamotto, il palato è teso e croccante, di grande persistenza, con ritorno officinale-agrumato.

7. Uberti

Franciacorta DOCG Pas Dosé Riserva Sublimis


Cantina Uberti, “viticoltori in Erbusco dal 1793”, come recita appropriatamente il claim aziendale, è indubbio, è una di quelle cantine che hanno contribuito decisamente ad alzare l’asticella qualitativa del movimento franciacortino. Filosofia biologica in vigna, che si concretizza in materia prima scoppiettante, in cantina grande sapienza artigianale mixata ad interpretazioni di grande originalità, confermate da questo Franciacorta DOCG Pas Dosé Riserva Sublimis: 100% Chardonnay da vigneto unico a Calino, con piante di oltre 30 anni, 72 mesi sui lieviti, naso di forte impatto, chinotto, timo, una chiusura di macchia mediterranea, bocca tesa, croccante, ampia, di eccellente sapidità e finale con ritorno, potente, della traccia selvatica.

ROSATO


8. Baroni Capoano

Cirò Rosato DOP Don Angelo 2020


Il percorso di Cantina Baroni Capoano, realtà fortemente rappresentativa del territorio di Cirò Marina, è emblematico del processo virtuoso che sta coinvolgendo tutta la viticoltura calabrese. Una base storica, vecchia di millenni, su cui la famiglia Capoano - accreditati nel territorio da ben 13 secoli - prima Raffaele, verso la fine del secondo millennio, poi, a partire dal 2005, con più vigore, Massimiliano, decidono di innestare l’avventura dell’imbottigliamento a marchio, contribuendo ad alimentare la leggenda dei cosiddetti “Cirò Boys”. Ne escono vini (e oli) memorabili, ora completati, a livello di intenti, dalla linea di etichette di Cantine G&G. Questo Cirò Rosato, Gaglioppo con il 10% di Syrah, ne è un valido esempio: melagrana, bergamotto, sentori di macchia mediterranea, la beva è densa, equilibrata, salmastra, persistente.

DOLCE


9. Fattoria La Vialla

Vin Santo DOC Occhio di Pernice la Vialla


Torno volentieri a parlare del bellissimo progetto sostenibile di famiglia Lo Franco. Pionieristico, fin dagli esordi, già in conduzione biologica, poi in conversione biodinamica dei vigneti (che in tutto sono circa 80 ettari, cui si unisce una superficie coltivata di 210, il resto boschi - ben 770 ettari - e aree adibite ad altre attività, tra cui l’allevamento) inizia addirittura nel 2000, e viene certificata nel 2006, la più vasta area Demeter in Europa. Il ‘cuore’ è collocato sulle fascinose colline di Arezzo, a Castiglion Fibocchi, ma l’azienda conta ben 1400 ettari totali, tra San Gimignano, Maremma, Oltrepò Pavese, Marche, Sicilia. Tra le etichette compiute, questo Vin Santo da Sangiovese e Trebbiano Toscano, prugne disidratate al naso, con note di cannella e frutta secca tostata. Densità, croccantezza e tocchi salmastri al palato, di grande persistenza.

NATURALE


10. L’Ancestrale

Vino I Malvasia Delle Lipari 2020


Le Eolie sono, in questo ci sono pochi dubbi a riguardo, uno degli spettacoli naturali più impressionanti del Mediterraneo. Ne è testimone lo stesso nome dell’arcipelago, che in greco significa ‘ricco e fertile’. Salina, per la precisione Malfa, è dove Giuseppe Mascolo decide di rinverdire i fasti delle sue vigne settantenarie, proprio di Malvasia, che insieme a Corinto e Nerello glorificano questo angolo di paradiso stretto tra Stromboli e il mare. Ne escono due etichette di vini a tiratura limitatissima, su cui spicca questa splendida Malvasia affinata in kvevri, un vino dalla grandissima impronta varietale al naso, fitto di richiami di albicocca candita, e spezie dolci come l’anice stellato. Bocca salata, netta, vigorosa nella sua spalla acida ma anche avvolgente, magnetica e tipicamente vulcanica.

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