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Beviamoci su: 11 vini italiani da provare da Nord a Sud per una bevuta soddisfacente

di:
Giovanni Angelucci
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Il Vino

Proseguono i nostri assaggi per dare il benvenuto alla primavera e alla bella stagione. Di seguito alcuni vini di diversa provenienza, stile e tipologia, tutti consigliati per una bevuta soddisfacente!

1. Biondi Santi - Toscana



Non potevamo che partire con l’assaggio che più ci ha conquistato, anzi il doppio assaggio: Brunello di Montalcino 2015 e Rosso di Montalcino 2017, le ultime annate presentate dalla storica azienda toscana. Tutti gli appassionati enoici conoscono Tenuta Greppo, casa di Franco Biondi Santi, padre del Brunello; qui è stato scritto un capitolo importante della storia vitivinicola italiana che oggi continua a vivere grazie alla qualità produttiva che si perpetua anno dopo anno. Con il Rosso di Montalcino, fresco e fragrante alla portata di tutti, proveniente dalle vigne più giovani di Sangiovese, già ricco e pieno fautore di una bevuta degna di nota (dopo un anno in botte e tre anni prima della messa in commercio). E poi lui, il Brunello che esalta gli appassionati, punto cardine di una produzione centenaria, ogni anno diverso ma sempre accomunato da versatilità e armonia. La 2015, proveniente da un’annata calda, con piogge e correnti fredde di fine estate, un’epoca di raccolta posticipata per la maturazione delle componenti fenoliche e un grado alcolico che arrivasse a 14,5%, conquista con la sua bocca armonia colma di frutti rossi croccanti, i tannini progressivi che continuano a rimaner vivi di sorso in sorso, il finale estremamente sapido e invogliante. Profondo e teso, grande protagonista a tavola, longevo come un eroe di guerra. Da quest’anno, inoltre, l’azienda ha deciso di usare anche i formati magnum: 1,5 litri per Brunello e Riserva, e per quest’ultima anche 3lt. e 6lt.


2. Tenuta Zisola - Sicilia           



Interessante il progetto vinicolo avviato dalla Famiglia Mazzei nel 2003, 52 ettari che si estendono intorno al baglio della tenuta risalente al XVIII sec. Nella Valle di Noto, di cui 22 predisposti alla viticultura e alla valorizzazione del Nero d’Avola. Un lavoro parcellare volto alla qualità massima raggiungibile con interpretazione personale da parte dei viticoltori toscani Mazzei, come la scelta di non filtrare, accogliere le fermentazioni spontanee e di allevare ad alberello. Ne derivano due etichette, lo Zisola e il nerboruto Doppiozeta, Nero d’Avola in purezza, che esplode con i suoi aromi sfarzosi di frutta rossa concentrata e spezie mediterranee, un vino potente ma distinto che alla forza affianca il fascino. Più di 16 mesi in tonneaux da 500 lt
e un ulteriore rifinitura di oltre 4 mesi in vasche di cemento, delineano il Doppiozeta un vino di carattere, fortemente identitario di un territorio e soprattutto della volontà personale del produttore


3. Erste+Neue - Alto Adige



Due cantine sociali che nel 1986 hanno deciso di unirsi in una delle più piccole zone vinicole d’Italia, l’Alto Adige. I conferitori coltivano le proprie uve dai pendii terrazzati del Lago di Caldaro fino alla Valle Isarco, tra grandi archi di luce e grande sbalzi termici notturni molto importanti che caratterizzano il corredo aromatico “alpina” della zona. Diversi i vini e degni di nota i protagonisti della linea Puntay tra cui lo Chardonnay, un bianco di montagna dritto e verticale che sa di pietra focaia, con un’esaltante mineralità e una beva ricca grazie all’equilibrato passaggio in legno e ad una piccola parte di malolattica svolta. Ma tra tutti, il vino che più rappresenta lo spirito montano e la ricchezza delle viti più storiche, è il Pinot Nero Riserva linea Puntay: fresco e accattivante, succoso e molto piacevole. Il varietale si esprime appieno con la presenza di frutta rossa matura, ciliegia e fragolina di bosco in primis, ma anche con cenni di spezie dolci che rendono ancor di più armonico il sorso, con tannino vivace ma mansueto.


4. Roccafiore - Umbria



Dalle colline di Todi, in Umbria, arriva il Prova D’Autore, dilettevole rosso blend di Montepulciano, Sagrantino e Sangiovese. Il riposo e la crescita in barrique di rovere francesi di primo e secondo passaggio per 2 anni, e le macerazioni di oltre tre settimane, ne fanno un vino importante e di spessore, facilmente ricordabile e apprezzabile. Soprattutto per il profilo aromatico intenso: confettura di prugne e mirtilli alternate a note speziate dove cacao e liquirizia fuoriescono in maniera netta e piacevole. L’ingresso in bocca è da subito morbido e leggiadro nonostante si senta tutta la forza e larghezza di un vino fatto anche di muscoli che però non si risulta mai seduto. Il tannino è gentile e l’acidità equilibrata, insieme al grande frutto presente in bocca, ne deriva un vino di personalità di cui godere a pieno, soprattutto a tavola, ora che la stagione calda non è ancora arrivata.


5. Fattoria di Petrognano - Toscana



Semplicità, agilità e armonia per questo Chianti fresco, dalla buona acidità e grande bevibilità. È il Meme prodotto a Montelupo Fiorentino (da coltivazioni a regime biologico) con maggioranza di Sangiovese (90%) e la restante parte di Canaiolo, il vitigno storico della formulazione tradizionale del Chianti, che gli dona un tocco di morbidezza in più e una nota amarognola appena percepibile sul finale. Naso lineare su frutta rossa matura e non, inebriante e fine nota speziata tipica del Chianti, in bocca è scorrevole con un tannino misurato e spalla acida a bilanciare. Ottima persistenza per un vino versatile di cui va premiata la piacevolezza generale e la leggerezza, la chiusura tipicamente sapida e l’armonia complessiva di un vino fatto come si deve.


6. Pellegrino - Sicilia



Genesi è un vino che rappresenta 140 di storia e di famiglia, quella delle Cantine Pellegrino dal 1880 al 2020. Una bottiglia tributo a persone e terra vinicola, ad un vino emblema, il Marsala. Genesi vuole raccogliere tutto questo: unico Marsala ad essere realizzato da uve rosse, categoria Superiore Riserva Rubino, deriva da uve Nero D’Avola, che donano il tipico colore rosso intenso dai riflessi violacei. La bocca è dolce ma con piacevole presenza tannica, le note di ribes, mirtillo e melograno onnipresenti. Un vino evidentemente intenso e appagante, un’etichetta tanto celebrativa quanto degna d’assaggio, prodotta in edizione limitata con tiratura di appena 2.000 bottiglie.


7. Santa Maria La Nave - Sicilia



“Le declinazioni di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio nei diversi versanti. Focus sui rossi Etna DOC”, è stata l’interessante degustazione alla cieca organizzata dal Consorzio Etna doc, per (ri)scoprire un territorio di vini estremi che nascono in una terra a due passi dall’Africa ma in quota, anche fino a 1000 metri sopra il livello del mare. Ciò vuol dire grandi escursioni termiche riflesse in vini pazzeschi (non tutti) e unici. Il Nerello Mascalese, come il Cappuccio e le varie “popolazioni” che lo costituiscono, si adattano in maniera diversa lungo i diversi versanti, e diversi sono i risultati che si possono ottenere. Tra i sei assaggi ha ampiamente colpito l’Etna Rosso Doc Calmarossa dell’azienda Santa Maria La Nave dall’eleganza ben distinta. Evidente il profilo che si pronuncia i caratteri dei vini dell’Etna, dalle note di grafite ai piccoli frutti rossi, la melagrana, l’incenso, le erbe secche del campo estivo siciliano, il petalo di rosa per la parte floreale. Croccante, armonico, ha tutto: è elegante, invogliante, il tannino è coeso, è lineare tra naso e bocca, lungo, è armonico nel senso più alto del termine.


8. Cantele - Puglia



Dal Salento con amore…e audacia! La famiglia Cantele, nel vino da tre generazioni, è oggi condotta con senno ed entusiasmo da quattro giovani cugini che hanno scelto di (continuare ad) esaltare la propria terra imbottigliandola. I vitigni scelti sono soprattutto quelli locali: Negroamaro, Primitivo, Susumaniello, Verdeca e Malvasia Bianca, ma anche internazionali come lo Chardonnay che negli ambienti pedo-climatici di questa porzione di Salento (Guagnano) riesce a offrire una complessità aromatica unica. I vini, poi, si esprimono attraverso i monovitigno per esaltare il varietale, come nel caso del Negroamaro Teresa Manara, la linea oggi più rappresentativa e amata. Tre vini che portano il nome della capostipite della famiglia, omaggio alla madre, moglie, nonna, musa ispiratrice da cui tutto ha avuto origine: due Chardonnay - di cui uno da Vendemmia Tardiva - e un Negroamaro, appunto. Un rosso morbido e vellutato che si esalta nella sua semplicità, carattere distintivo di una beva agile e sempre scattante, a pranzo, cena o aperitivo. Bilanciamento delle parti e grande connessione tra naso e bocca e con chiusura affidata ad una nota calda e morbida derivante da un buon utilizzo della barrique.


9. AOP Chablis 1er Cru Beauroy - Francia



La maestria nella vinificazione dei grandi Chardonnay di Borgogna e l’eccellenza nel saperli far invecchiare da parte di Chartron et Trébuchet, una delle prestigiose firme di Famille Helfrich, a capo del gruppo Les Grands Chais de France. Lo Chardonnay in alcune delle sue forme più alte: Pouilly-Fuissé, Meursault o lo Chablis 1er Cru Beauroy, proveniente dalla ripida collina tra i villaggi di Chablis e Beine. Se non è il suo color giallo paglierino a renderlo riconoscibile, ci pensa il seducente naso di agrumi freschi dove bergamotto e pompelmo si alternano ai fiori bianchi all’inconfondibile nota minerale viva tipica dello Chablis. L’assaggio si presenta invece più maturo e potente, la freschezza rimane come filo conduttore ma i toni si scaldano con frutti gialli più maturi e intermittenti note di zafferano. Acidità e lunghezza ne fanno un meritevole vino, da esaltare con formaggi a media stagionatura dove la mineralità si esalta.


10. Campo Alla Sughera - Toscana



La famiglia tedesca Knauf e i 20 ettari nel cuore della denominazione Bolgheri, di cui 16,5 coltivati a vigneto, di Campo alla Sughera. Selezione, zonazione e vinificazione oculata per esaltare al massimo la ricchezza di un territorio di prestigio assoluto con quattro etichette molto diverse ma accomunate da tecnica e impegno come Arnione (2015), il primo nato nel 2001 in azienda. Un Bolgheri Doc Superiore elegante, un fuoriclasse, una delle etichette iconiche della tenuta. 40% Cabernet Sauvignon, 20% Cabernet Franc, 20% Merlot e 20% Petit Verdot. Prodotto soltanto dalle migliori parcelle di Campo alla Sughera, vendemmiate e vinificate separatamente, questo blend affina 18 mesi in barriques e 24 mesi in bottiglia. L’aroma è multiforme, dalla rosa appassita alla fragranza di mirtilli e lamponi, fino allo zucchero grezzo di canna e al maraschino. La bocca è calorica, avvolgente, calda, dalla spiccata e prolungata acidità, la bevuta è masticabile e richiama la polpa di arancia e frutti rossi, tè nero, incenso, fino a cenni di frutta sotto spirito. Un vino non per tutti.


11. Chiusa Grande - Abruzzo



Tutti lo conoscono come il vinosofo. È Franco D’Eusanio che con la sua “vinosofia” rende celebre e poetico ogni acino delle uve che crescono abbondanti nei 70 ettari dell’Azienda Chiusa Grande. Innovatore, romantico ma soprattutto produttore di vini divertenti per approccio e bevuta. Molto diversi tra loro, c’è l’imbarazzo della scelta: alla linea definibile classica e da grandi numeri, si affiancano esperimenti ed etichette più recenti come le due Integro senza solfiti aggiunti, rifermentate in bottiglie secondo metodo ancestrale o il Trebbiano e Montepulciano vinificati “In Pietra”. Ma a svettare è lo Spumante Pas Dosé Bio D’Eus Bianco, un metodo classico elegante e dalle spalle larghe con affinamento sulle fecce per circa 70 mesi. Ha la caratura di un grande vino, caleidoscopico e di personalità, capace di presenziare alle tavole più disparate. Prodotto con uve Chardonnay, Pecorino e Montepulciano, è vellutato, tondo, a tratti ridondante ma con una polpa vivace tra l’agrume, la frutta gialla e lo zafferano. Appaga anche senza alcun abbinamento.

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