Mondo Vino

Riesling in Toscana: la rivoluzione di Maestà della Formica nella terra del Sangiovese

di:
Sara Favilla
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vino maesta

La Storia

Forse tutto questo Andrea Elmi non lo sapeva, quando era uno studente di Enologia all’Università di Pisa, aveva poco di più di 20 anni, sognava di diventare un enologo e nel frattempo allevava camaleonti nella sua Viareggio. Con lui studiavano altri due ragazzi, Marco Raffaelli e Gian Luca Guidi, e divennero subito amici specie perché anche Marco allevava insetti. Dopo la laurea ognuno di loro si è impegnato a lavorare in varie aziende di vino, specie nella zona di Bolgheri, ed erano anni in cui la giovinezza aiutava a fare sogni in grande, supportati da una carriera che si faceva sempre più luminosa. Una sera, durante un Vinitaly, ai tre ragazzi venne in mente, quasi per scherzo, l’idea di mettersi per conto proprio a produrre riesling in Toscana. Sì, probabilmente era una follia, ma Marco conosceva un paese in Garfagnana in cui le condizioni pedoclimatiche potevano essere favorevoli a questa coltivazione, un paese a 1100 metri, proprio di fronte alle vette più aguzze delle Alpi Apuane, spartiacque tra terra e mare Tirreno. Una combinazione di fattori, tra il clima rigido, il terreno particolarmente minerale (le rocce apuane sono per lo più dolomie, ricche di carbonato di calcio), l’aria che arriva dal mare, che hanno fatto sì che questi ragazzi abbiano iniziato veramente a credere di poter trasformare una fantasia ebbra in realtà, complice il fatto che in quel periodo Andrea lavorava anche come piccolo importatore di vini  con vari contatti in Mosella, in cui è riuscito ad acquistare le prime barbatelle di riesling. Era l’anno 2013, stava iniziando una nuova era che avrebbe sconvolto le vite dei tre soci e avrebbe cambiato la compagine di questo spicchio di Garfagnana.


“Sapevamo fin da subito che i tempi sarebbero stati lunghi, piantare una vigna implica aspettare qualche anno prima che sia produttiva”, racconta Andrea. Nel frattempo, quindi, per assecondare il corso della natura, i tre ragazzi iniziano a coltivare frutti di bosco, specie fragoline e lamponi, che in poco tempo diventano richiestissimi tra i più importanti cuochi della Versilia. Inizia a diffondersi il nome della loro azienda, Maestà della Formica, dal nome del passo montano che da questo punto della Garfagnana porta in Versilia, e dove Maestà è una piccola costruzione in pietra con immagini votive a scopo religioso. Con lo chef e amico Luca Landi, poi, iniziano ad approfondire la conoscenza delle erbe spontanee, che qui sono numerose e che proprio in quel momento iniziano a essere apprezzatissime nell’alta ristorazione, il cui influsso nordico inonda i piatti di erbe spontanee e selvatiche raccolte nei boschi.


Ma i ragazzi non si accontentano di coltivare frutti e raccogliere erbe, mentre il riesling continua placido a crescere, decidono di iniziare una produzione di composte di frutti di bosco per cui ottengono importanti riconoscimenti: “Abbiamo acquistato un macchinario che ci ha permesso di cuocere la frutta sottovuoto a 65° mantenendola quindi come fresca, e oltre alle composte abbiamo iniziato a produrre sciroppi e composte anche di ortaggi, oltre ai capperi di tarassaco e sambuco.” Nel tempo il nome di Careggine inizia a farsi conoscere per la bontà di questi prodotti, i paesani abbandonano la diffidenza verso questi giovani forestieri, anche grazie all’amministrazione comunale che concede ai ragazzi la gestione del Rifugio Alpi Apuane, nel cuore del paese. Inizia un altro capitolo bello e faticoso, gestire l’ospitalità turistica e occuparsi anche della ristorazione, in cui Andrea e Gian Luca si impegnano in prima linea coinvolgendo anche le rispettive famiglie. Andrea è sempre più ammaliato dalla bellezza di questo territorio, e con grande spirito di curiosità e abnegazione, se ne fa promotore, abbracciando tutte le problematiche che presenta oggi l’agricoltura, allargando il suo sguardo anche sul resto del territorio, e per cui nel 2018 viene eletto presidente provinciale di Coldiretti. La sua sensibilità lo avvicina molto ai nodi caldi del settore, e si impegna a fondo sul territorio, percorrendolo quotidianamente, al punto da scoprire che in Garfagnana esistono molti vigneti antichi in stato di quasi abbandono.


Forti dell’amicizia con i produttori biodinamici – per cui già il riesling è curato con questo regime – i ragazzi decidono di riportare in vita alcuni di questi appezzamenti, specie nei comuni di Molazzana e Gallicano – vicino peraltro all’amico produttore Da Prato del Podere Concori – cui nel tempo se ne stanno aggiungendo altri. Uno studio approfondito su queste vigne vecchie rivela che in Garfagnana trovano terreno fertile vitigni francesi, quali syrah e gamay, ma anche piemontesi come la bonarda, e persino autoctoni come pollera e caravese. Pare che queste coltivazioni siano giunte qui a inizio Novecento, quando le donne emigravano in Francia dove erano molto richieste come balie, e che quindi al loro rientro a casa parevano portarsi dietro anche barbatelle di uve autoctone.


Il riesling inizia a dare i primi timidi risultati nel 2017, ma dal 2019 le prime etichette che compaiono sugli scaffali delle enoteche con il nome di Maestà della Formica, sono il GaMo e il Drankante. GaMo sta per Gallicano e Molazzana, in cui si trovano i vigneti che danno questo blend di sangiovese, ciliegiolo, gamay e syrah, che viene vinificato alla francese, con i raspi. “Gamo è il primo dei vini qui prodotto. In un’area dove non esistono legami a varietà precise o denominazioni storiche, l’uva è sempre stata coltivata in vigneti antichi tramandati di generazione in generazione. Ed è proprio questo passaggio generazionale, dove ognuno ha aggiunto qualcosa di suo, che gli ha plasmati donandogli una forma unica e diversa da tutti i suoi vicini. Ogni vigneto diventa una sorpresa e una scommessa nel capire quali siano i vini da produrre per esprimere al meglio le sue uve”.


Il Drankante invece è un rifermentato in bottiglia da uve moscato d’Amburgo, bonarda, ciliegiolo, sangiovese e syrah, con zero solfiti. Due vini che nell’annata 2019 presentano grande piacevolezza e una bevuta molto gradevole e rinfrescante per la mineralità e sapidità. Ma probabilmente, complici le condizioni pedoclimatiche, la vera sorpresa la riservano i bianchi. Il “Vignesperse”, un blend di malvasia e trebbiano proveniente da vigneti recuperati di recente, oltre al riesling che dal 2018 inizia a mostrarsi in tutto il suo carattere. “Siamo partiti nel 2017 con 60 litri, oggi siamo a 1500 bottiglie di riesling, 2800 di Drankante, 3000 di GaMo e 1000 di Vigne Sperse. Stiamo incrementando la produzione e siamo molto contenti, pur con tutta la fatica che richiede il continuo monitoraggio di terreni sparsi sul territorio. Il riesling ci impegna molto in vigna, io e Marco facciamo tutto da soli, dalla cura della vigna con le reti protettive contro grandine e uccelli, il rischio neve e gelate che a volte ci tiene svegli di notte, fino al lavoro nella piccola cantina che si trova in paese proprio davanti al rifugio, le fermentazioni in vasca, l’assemblaggio dei mosti e i passaggi in barrique all’occorrenza, fino all’imbottigliamento. Ma è il nostro sogno che si avvera, chi lo avrebbe detto che per fare riesling avremmo vissuto un’avventura così grande.”

I Vini


GaMo: vigne di 40-70 situate a Campo nel comune di Gallicano e di Cascio nel comune di Molazzana

Altezza sul livello del mare: 500 mt.

Bottiglie prodotte: 1600

Varietà: uvaggio rosso con syrah, gamay, san giovese, abrusco, ciliegiolo, e alcune varietà locali non conosciute.

Alcool: 12,8% vol.

Vinificazione: fermentazione in mastello con macerazione di 15 giorni, affinamento in acciaio. Da fermentazione spontanea, non ha subito nessuna forma di filtrazione o stabilizzazione. Presenza minima di solfiti.

Drankante: Provenienza: vigne di 40-80 anni situate a Campo nel comune di Gallicano, Cascio nel comune di Molazzana, Antisciana nel comune di Castelnuovo di Garfagnana. Altezza sul livello del mare: 400-500 mt.

Bottiglie prodotte: 2800

Varietà: uvaggio rosso con Sangiovese, Moscato d’Amburgo, Ciliegiolo, Bonarda e piccole quote di trebbiano e malvasia. Alcool: 11,3 % vol.

Elaborato senza aggiunta di solfiti

Vinificazione: fermentazione in mastello con macerazione di 15 giorni, affinamento in acciaio. Da fermentazione spontanea, non ha subito nessuna forma di filtrazione o stabilizzazione. Rifermentazione in bottiglia nei mesi di novembre e dicembre con mosto proprio.


Vignesperse: Blend di trebbiano e malvasia da vigne dai 40 ai 90 anni dai 400 ai 700 m. slm., situate nelle località di Campo, Cascio, Antisciana, Roccalberti. Vinificazione in acciaio, e breve macerazione su malvasia. Annata 2020, prodotte 1000 bt. alcol 11,5% vol.

Riesling: vigne poste a 1050 m. slm. Macerazione sulle bucce a freddo 24 ore. Piccola percentuale di uve con raspo. dal 2020 5-10% uve con botrite.

Annata 2018: 250 bt

Annata 2019: 450 bt

Annata 2020: 1500 bt

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