Mondo Vino

Poche bottiglie prodotte, rare e difficili da trovare: 3 microcantine italiane da tenere d’occhio

di:
Matteo Zappile
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micro cantine

Micro produttori

I vini buoni si sa oggi si bevono un po’ dovunque, ma ricercare la passione nel calice è cosa diversa, ho selezionato tre micro prodotti, dove la passione è il motore portante per fare bene, anzi fare sempre meglio, annata dopo annata. Piccolissime realtà, poche bottiglie non facili da trovare ma che meritano attenzione.

Azienda agricola Brama



Gennaro, per gli amici Rino, e Tiziana, sua compagna di mille avventure, decidono oramai da qualche anno di dare seguito alla loro passione, dedicarsi al vino e soprattutto ad un territorio che si estende tra i monti picentini, ricco di altopiani e faggeti. La viticoltura li non è certo la prima cosa che viene in mente ad un contadino, sono altri, infatti, i prodotti che caratterizzano la produzione locale: olio, castagne e nocciole, ma nonostante questo riscoprono fazzoletti di terra vitati dagli anni 60’ rivalutandone importanza e carattere, nel 2000 così nasce BRAMA.

Si Brama, quasi a voler urlare e rivendicare un posto in questa regione, La Campania, che ad oggi conta migliaia di aziende che rappresentano micro terroirs, Brama fa lo stesso creando una linea di sei etichette diverse la cui produzione totale non arriva alle 5000 bottiglie prodotte.

Siamo stati più volte spettatori di grosse aziende che decidendo di investire in un dato posto, hanno sbancato le colline e ripiantato barbatelle super selezionate, ed invece Rino e Tiziana hanno riscoperto antichi vigneti piantati anni prima, le cui radici affondano nella riforma agraria, che ha dato manforte ai contadini dell’epoca ma ha anche creato delle disuguaglianze di impianti, in Campania oggi di autoctono troviamo anche la barbera, il trebbiano toscano, e il sangiovese.

Parliamo di quest’ultimo, il sangiovese 100% la cui etichetta dimostra la sua morale non appartenenza ma di fatto autoctono a tutti gli effetti.



Forastero 2015 bottiglie prodotte 1239 - Sangiovese 100%


Vigna di 48 anni a scandire la complessità di questa bottiglia, di questa micro-produzione, una edizione limitata per pochi fortunati e tanti amici di Rino e Tiziana che non si risparmiano mai e ascoltano ogni suggerimento. A dire il vero per questa bottiglia di suggerimenti ce ne sono davvero pochi da dare. Sangiovese in purezza su terreno argilloso calcareo e 350 mslm, un vitigno piantato quasi in ogni dove, dalla Toscana, sua patria, alla Napa Valley, trova sempre un carattere simile, un segno distintivo che ci fa pensare alla sua estrema complessità ed armonia.

Forastero, anche se nasce altrove viene adottato in questa regione, il “Sangue di Giove” in terra di “Auglucus” il “barolo del sud” così chiamato da tanti, il famoso aglianico. Eppure Forastero non lascia presagire questa paternità sconosciuta, non sottolinea il suo essere stato adottato, anzi rivendica lui stesso l’appartenenza e lo apprezziamo al naso, con le sue note possenti e persistenti note di frutti russi e spezie, con il suo corpo opulento e armonico, un tannino lieve ed incisivo come un regista di une bella armonia tra le componenti. Questa annata sorprende per eleganza e potenza.


Azienda agricola Marino Maria



Anno di nascita 2011, siamo ad Ottati, in provincia di Salerno, nel comprensorio dei Monti Alburni a confine con il parco del Cilento e valle di Diano, un territorio che negli ultimi anni si sta mostrando sempre più ricco di novità, ricco di piccole realtà emergenti che ci fanno scoprire belle realtà.

Questo è un progetto per ricordare e per rendere omaggio alle generazioni passate, il vino infatti si chiama “pietre levate” dal dialetto letteralmente le pietre tolte dalla vigna appunto.

Su terreno ricco di scheletro con una base di argilla è stato piantato il vitigno principe della regione, l’aglianico in una valle incontaminata e a pochi metri dalla vigna di “Pietro” il padre di Nico, che ha fortemente voluto creare questo omaggio a ricordo del papà che da agricoltore campano aveva la sua vigna di barbera e sangiovese per il suo consumo personale.



Pietre Levate 2015 bottiglie prodotte 528 - Aglianico 100%


La storicità di questa idea si fonde con le tecniche antiche, questo aglianico vinifica in terracotta e matura nella stessa per altri 18 mesi dopo la vendemmia. Un aglianico che vuole essere il frutto di tradizioni antiche, lunghe e senza tempo, perché la terracotta ha sempre fatto parte di queste colline, di queste terre e di queste genti.

Il naso è complesso e profondo, frutti e fiori in un tourbillon di sensazioni nuove che rimandano ad un terreno inesplorato. L’analisi gustativa è degna di nota, un aglianico servito leggermente fresco per apprezzarlo al meglio, un colore rubino elegante che rispecchia la sobrietà di questo vino timido ed incisivo.


Azienda agricola Baldassarre Fiorentino





“La natura va compresa, mai cercare di andare contro di essa” forse è davvero questo il progetto di questa piccola e bellissima realtà di Praiano, in provincia di Salerno e del suo vigneto a terrazzamenti, si perché Aniello capo stipite della famiglia aveva piantato la vigna come i famosissimi limoneti della mitologica costiera amalfitana. Ahimè quella vigna alla morte di Aniello è rimasta incolta per tempo e seppur si sono susseguiti vani tentativi di recuperarla è stata spiantata, ma nel 2013 vede la luce la nuova vigna, barbatelle di fiano da selezione massale che hanno preso vita tra il profumo di limoni.

 

Capodaniello 2017 bottiglie prodotte 550 - Fiano 100%


Degustarlo oggi è purtroppo un peccato, questo fiano atipico nell’involucro e nella degustazione si presterebbe meglio al giudizio tra almeno 10 anni. Si presenta in una bottiglia renana a spalla alta, bottiglia di tradizione locale di molti anni indietro, quasi a strizzare l’occhio alla famosa Mosella, si perché è un fiano piuttosto particolare, il naso lascia presagire lime, cedro e limone, un agrumato forte che talvolta non identifica un fiano ma che in questa conformazione lo caratterizza non poco. Nasce su terreno vulcanico con una densità di 7900 piante per ettaro, una vinificazione a seguito della pigiatura in acciaio e successivamente acciaio e barrique per l’affinamento. Dalla scheda tecnica tutto fa presagire ad un vino nato per essere degustato adesso, ed invece la sua spiccata acidità lo colloca tra i giovani, molto giovani per essere degustati ora, eppure il suo carattere forte e citrico lo fanno ben apprezzare su carni bianche a mio parere ma nell’attesa che diventi quantomeno adolescente, questo vino giorno dopo giorno, anno dopo anno può riservarci delle belle sorprese, noi lo attenderemo.

Wine Reporter

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