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Io Bevo Cosi’: la cena di gala

di:
Martino Lapini
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La cena prevedeva l’alternarsi dei piatti di 4 chef diversi, con 4 diversi abbinamenti di vino scelti tra le cantine presenti a Io Bevo Così.

L'Evento

Io Bevo Cosi’: la cena di gala


La cena di gala di Io Bevo Così è stata il prologo per la quinta edizione di una manifestazione interamente dedicata alla promozione di vini provenienti da coltivazione biologica o biodinamica, qualcuno dice naturali.

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La scelta degli organizzatori di rinunciare a Villa Sommi Picenardi a Olgiate Molgora per L’Excelsior Hotel Gallia di Milano, ci ha fatto un poco storcere il naso, come un vino ridotto. Tuttavia dal punto di vista organizzativo e commerciale è stata sicuramente la scelta giusta. Quanto sia naturale il Gallia, come luogo fisico, è un altro discorso. La cena prevedeva l’alternarsi dei piatti di 4 chef diversi. Con 4 diversi abbinamenti di vino, scelti tra le cantine presenti a Io Bevo Così.


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Lo chef neanche trentenne Davide Carachini del Materia di Cernobbio ha giocato un piatto della sua carta centrando perfettamente i nostri palati un po’ inebetiti dai discorsi di maniera e circostanza che precedono il sacro momento della seduta a tavola. La sua tartare di salmerino, kefir, levistico e olio di abete non era bellissima da vedere in quell’amplesso di avorio e argento che seppelliva la tavola, ma era buonissima. Sembrava di passare dal lago al bosco, con passi equidistanti tra grassezza, acidità e balsamicità. Azzeccato anche l’abbinamento con il Chiaror sul Masso di Cascina Carpini, un timorasso spumantizzato realizzato senza lieviti nemmeno per la seconda fermentazione dopo 18 mesi dalla prima.

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3.1 Cena-90
Il secondo piatto è una rivisitazione di una tradizione. Lo chef greco Alexiou Vassilis del ristorante Wander by Paris ha cucinato una terrina di fois di poulet, champignon e zucca. Tutti ingredienti che si trovano o avanzano alla fine dell’anno e che si riutilizzano per non sprecare niente. Un piatto della sua terra, pensato per lasciarti con i piedi per terra. L’abbinamento con lo Stella Flora 2012 di Maria Pia Castelli, vino che fa 25 giorni di macerazione, forse andava troppo in continuità con il piatto, risultando un poco sbilanciato sulla grassezza.

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4.1 Cena-96
Il riso ha preso poi la parola. Prima con Dino Massignani, anche lui al nostro tavolo e produttore del Riserva San Massimo, che ci ha rivelato anche alcuni particolari della sua storia personale come il fatto che il riso inizialmente lo producevano per consumo privato. Sono state le campane di alcuni chef a convincerlo a mettere in atto una produzione destinata a uscire dalla sua oasi poco distante dall’uscita autostradale di Gropello Cairoli. Il suo riso è stato cucinato dai resident chef Vincenzo e Antonio Lebano. Un risotto che parlava siciliano per la presenza di gamberi rossi, limone candito, lattuga di mare e per la mantecatura con cipolla Giarrattana. Peccato che alla sorprendente sensazione di affumicatura sia corrisposta una cottura del riso troppo avanzata.

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Poi è stato il turno del piatto più divertente della serata. Capriolo servito con purè di castagne, una millefoglie di patate dolci e un’insalata di capriolo con radicchio marinato al martini e capperi. Questa la forma di cucina conviviale proposta da Marco Viganò, chef con il piglio d’artista del Aux Anges di Roanne. In abbinamento il Ghemme Il Motto di La Torretta, un nebbiolo pungente e rustico in prima battuta, che poi si scioglie in sentori di ginger e balsamici con il passare del tempo.

6 Enrico Rizzi
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Senza passare da un vero e proprio dessert, sono state poi servite le creazioni di Enrico Rizzi in cui spiccava l’utilizzo della rosa, dello zenzero, del tè verde matcha e del caramello salato. Il Malvé Rosé di Ca’ del Prete, spumante da malvasia e freisa, aggiungeva un altro po’ di rosa, ma non riusciva ad appannare il nostro buonissimo ricordo del vino precedente.

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Non sono certo bastati quattro vini ad esaurire la ricchezza di enoscoperte che si potevano assaggiare il giorno successivo. Diciamo che la cena è stata un trailer molto ben confezionato, forse interpretato in leggero overacting se si pensa al titolo del film. Intanto il box office dice che la manifestazione continua ad essere molto apprezzato dalla critica degli operatori di settore e cosa ben più interessante, che inizia a riempire, con i suoi vini, le carte e le sale di sempre più di ristoranti.

 

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