Sardegna: quali sono i 7 ristoranti preferiti da Le Figaro che indicano il futuro della cucina mediterranea

di:
Alessandra Meldolesi
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figaro sardegna

Il quotidiano francese tesse le lodi dell’isola, seconda per estensione nel Mediterraneo e situata in posizione strategica fra popoli e culture che media, anche a tavola. Parola d’ordine: metissaggio.

La Notizia

Il quotidiano francese tesse le lodi dell’isola, seconda per estensione nel Mediterraneo e situata in posizione strategica fra popoli e culture che media, anche a tavola. Parola d’ordine: metissaggio. La varietà pedoclimatica, con il susseguirsi di paesaggi, spiagge e rocce, piane e montagne, che regalano pesce, carne, celebri formaggi, si è tradotta in un’identità inconfondibile e sfaccettata, imperniata su totem quali la fregula, il carasau, i malloreddus. Ma attenzione, “lungamente ancorata a una tradizione del prodotto nudo e crudo, la cucina sarda si va aprendo pian piano a pratiche culinarie creative che potrebbero situarla alla testa delle gastronomie mediterranee da seguire da vicino”, scrive l’autore Olivier Reneau.

 

JOSTO, CAGLIARI



Gli spazi sono quelli di un laboratorio artigianale dismesso e ne conservano le atmosfere, con i tubi a vista, le pareti scrostate, gli arredi vintage. Ma la cucina di Pierluigi Fais è precisa e creativa, per quanto identitaria. Vedi la pecora bollita 2.0, caramellizzata in padella e servita con erbe amare. Ed è una carta che cambia continuamente attorno ai migliori prodotti isolani.

 

LO ZODIACO, CAGLIARI



Il luogo dove fare conoscenza con le specialità del territorio, dalla zuppa di cozze e arselle su pane carasau ai malloreddus con ricotta e finocchio, fino al filetto al mirto.

 

FRADIS MINORIS, PULA



La location, cui si accede a piedi dopo una lunga passeggiata, è paradisiaca, proprio sopra la diga che protegge la laguna, area protetta, nelle vicinanze del sito archeologico di Nora. Lo chef Francesco Stara attinge all’habitat come a una dispensa ben fornita grazie alla pratica del foraging. Reneau cita il cefalo affumicato con fico, mandorle e casu axedu; il tonno crudo con pasta di alghe e lenticchie; le tallutzas con gamberi affumicati e semi di pomodoro. “Il menu del pranzo è una pacchia per scoprire questa cucina che rompe con gli standard locali”.

 

RICCIO BIANCO, TEULADA



Si può mangiare bene anche in uno stabilimento balneare. Presso l’elegante Riccio bianco sono in carta piatti rassicuranti come il sauté di cozze e il fritto, gli spaghetti alla bottarga e il pesce alla griglia. Consigliati i cocktail.

 

SU GOLOGONE, OLIENA



L’entroterra sardo ha una gastronomia a parte, che si può scoprire in questo albergo al centro della Barbagia. Al ristorante Tipico il pezzo forte sono le carni arrostite lentamente al camino, che arrivano dopo formaggi, salumi, culurgiones fatti in casa. Da visitare la mostra dell’artigianato locale, dove scoprire il confezionamento del carasau.

 

AL REFETTORIO, ALGHERO



L’indirizzo, ben nascosto nel centro del paese, è sia pizzeria che trattoria. Lo chef Cristiano Andreini pratica la tradizione (spaghetti all’aragosta, fregula al ragù di agnello), ma non disdegna la creatività, vedi i tagliolini in crosta di pecorino con crema alla salvia e bottarga e perfino una paella alla fregula, che declina il legame storico con la Catalogna.

 

RE│MI, SASSARI



Una pizza croccante e fondente, quella di Sandro Cubeddu, confezionata anche in forma rettangolare da condivisione, con topping di scuola napoletana o composizione sarda, e in versione Pan Crock. “Insomma una vera pizza d’autore”.

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