Chef

Christian Milone tra riflessioni e nuovi progetti

di:
Alessandra Meldolesi
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Lo chef di Pinerolo si racconta, parlando del suo ultimo periodo carico di emozioni, pronto per il nuovo progetto insieme con Giuseppe Iannotti al Boscolo Hotel, e la sua nuova visione di cucina dopo un incontro con Michelangelo Pistoletto.

L'Intervista

Intervista a Christian Milone


“sono stati mesi molto intensi per me, in cui ho preferito fare perdere le tracce in modo da poter decantare emozioni forti, entusiasmanti e anche sofferte. Determinati risultati che mi aspettavo forse non sono arrivati, perché non sono ancora pronto, immagino. Ma ne sono in marcia altri, cui lavoro da mesi, tra i quali uno importantissimo con Giuseppe Iannotti.

Di recente sono uscite alcune indiscrezioni sul Boscolo Hotel, 5 stelle lusso nel cuore di Milano, fra via Monte Napoleone e Piazza della Scala. Credo non sia mai accaduto, in un ambiente così competitivo, che due professionisti che si sono affermati separatamente, ciascuno nel proprio ristorante, abbiano deciso di condividere unʹavventura di tale rilievo. Invece dal primo dicembre gestiremo insieme tutta la parte food, quindi 8 outlet ristorativi, dal bistrot al servizio in camera, al fine dining, che non esisteva e stiamo allestendo from scratch. Nessuno di noi ha esperienze nel settore, ma abbiamo cucinato insieme tante volte in giro per il mondo e forse riusciamo a unire il nord e il sud, completandoci vicendevolmente. Personalità diverse, mani simili, stesso stile. Porteremo piatti nuovi e qualche signature dish delle case madri, in piena libertà.

Qui in Piemonte partirà il restyling della Trattoria Zappatori, che diventerà il mio giocattolo, indipendentemente da ogni possibile considerazione economica. Siccome conosco i miei punti deboli è in agenda il rifacimento della sala, per portare a compimento un progetto iniziato ormai dieci anni fa.


Poi cʹè la cucina. Da chef sto scoprendo nel territorio risposte a cose che facevo inconsciamente, grazie a incontri casuali che hanno portato alla luce radici inaspettate. Michelangelo Pistoletto mi ha aperto gli occhi. Io non ho mai avuto tempo di studiare lʹarte o di frequentare artisti, non è questa la mia estrazione sociale. Ma un giorno parlavo con lui del mio lavoro e per tutta risposta mi ha mostrato un’istallazione di Giuseppe Penone, dove i segni dellʹautore non si vedono; lʹartista arriva al cuore togliendo materia, anziché aggiungerla. E lʹarte povera è stato un movimento basato proprio nella provincia di Torino. Credo che sia la cucina italiana del futuro, e ci tornerò sopra a Identità Milano. Nel senso che la tecnica non deve imbarazzare il cliente, ma esaltare ingredienti modesti, cui non è mai stata conferita la giusta importanza. A costo di relegare lʹego del cuoco in secondo piano. Da questa consapevolezza è scaturita una trentina di piatti nuovi, con una concretezza per me prima impensabile”.

 

La foto del piatto è di Bob Noto

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